Articoli :: La "green" economy troverà un futuro nelle professioni tutte al femminile.
03 Nov 2010
A spiegarne le opportunità di crescita è Lisa Rustico, ricercatrice dell’Adapt e dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha condotto uno studio per la Wires (Women in renewabel energy sector)
In un’era dove la green economy, intesa non solo come impianti eolici e fotovoltaici, ma anche di biotecnologie, bioagricoltura, bioedilizia e risparmio energetico, si aprono nuovi scenari a favore dell’imprenditorialità femminile, lì dove i ruoli erano prettamente maschili, favoriti da figure professionali che lavorino “in condizioni estreme”. A spiegarne le opportunità di crescita è Lisa Rustico, ricercatrice dell’Adapt e dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha condotto uno studio per la Wires (Women in renewabel energy sector), un progetto co-finanziato dalla Commissione europea, direzione generale Occupazione, Affari sociali e Pari opportunità, che stima la possibilità di crescita dell’occupazione femminile nell’industria verde. le donne possono essere, infatti, in questo caso favorite non solo dalla formazione e dal “placement”, ma anche dalle trasferte e mobilità internazionale, specie da parte di quelle aziende che favoriscono alti livelli professionali.
In un settore come quello della green economy inteso come l’insieme dei vari settori di cui si occupa, la richiesta di ruoli professionali che vanno dall’amministrazione, alla progettazione, sono cariche che ben sia adattano alle donne, perché spesso richiedono una laurea in giurisprudenza o materie umanistiche, dove i dati universitari rilevano una preponderanza di “laureate” rispetto a “laureati”, come osserva Emilio Luongo, responsabile divisione Green Economy di Gi Group. E sono sempre di più le donne che puntano sulla formazione per affermarsi nel mondo del lavoro. Tale dato è rilevato da un’analisi Isfol su dati Istat, che rileva che «tra il 2004 e il 2006 l’occupazione legata a professioni intellettuali e intermedie a carattere tecnico coinvolgeva il 63,3% delle donne contro il 32,4% degli uomini». (Antonella Conte)
Il Gazzettiere del 2 novembre 2010